I bambini con la Sindrome di Down (SD) hanno tutte le potenzialità per essere allattati al seno anche se spesso è necessario abilitare questa funzione attraverso dei consigli e il supporto da parte di esperti.

Rimane assolutamente una la certezza: Un genitore informato è un genitore competente.

La logopedista esperta nelle funzioni orali può accompagnare la nuova diade nel percorso dell’alimentazione che a volte può incontrare qualche ostacolo.

L’ Academy of Breastfeeding Medicine, l’American Academy of Pediatrics, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ed altri organismi internazionali hanno raccomandato che tutti i bambini dovrebbero essere allattati al seno, a meno che non esista una controindicazione medica.

E’ particolarmente importante che i bambini con sindrome di Down o affetti da ipotonia per altre cause, siano allattati al seno, per ridurre quanto più possibile il rischio di patologie associato all’alimentazione artificiale, per molte delle quali tali soggetti risultano esposti a maggior rischio proprio a causa della loro condizione. Ad esempio, oltre alle anomalie orali e alla malocclusione, i bambini con sindrome di Down presentano anche un ritardo dello sviluppo psico-motorio, sono più suscettibili ad infezioni dell’orecchio, delle vie respiratorie e di altri apparati, e presentano un aumento dell’incidenza di altre anomalie congenite quali malformazioni cardiache e gastrointestinali.

Osservando gli effetti dell’allattamento al seno su questi problemi in una popolazione sana, circa il 44% dell’incidenza di malocclusione dentale può essere attribuito al mancato allattamento oppure alla sua breve durata. E’ stato anche dimostrato che l’allattamento al seno protegge rispetto all’insorgenza d’infezioni dell’orecchio e delle vie respiratorie.

I benefici dell’allattamento esclusivo

I benefici dell’allattamento esclusivo sono riconosciuti dall’OMS, che considera l’allattamento uno degli obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale. L’OMS raccomanda l’allattamento in maniera esclusiva fino al sesto mese di vita del bambino. Perché l’allattamento al seno è così importante?

  • rafforza e consolida il legame del neonato con la mamma (bonding);
  • fornisce al neonato un’alimentazione completa (benefici nutrizionali);
  • protegge il neonato dalle infezioni, grazie anche al ruolo svolto dal colostro;
  • porta comprovati benefici alla salute della mamma;
  • il contatto pelle-pelle durante l’allattamento aiuta a stimolare i bambini con SD, che hanno un tono muscolare ridotto.

È importante informare la madre sulle difficoltà che si possono riscontrare, senza dimenticare che è possibile raggiungere un risultato ottimale con serenità da parte del genitore e del neonato.

La prima poppata dovrebbe iniziare non appena il piccolo si stabilizza. Non c’è alcun motivo che questa non debba avvenire già in sala parto se il bambino è fisiologicamente stabile. Dovrebbe essere incoraggiata in modo chiaro la Kangaroo-care (contatto pelle a pelle).

Se il bambino non si alimenta in modo corretto, il contatto può fare da stimolo, in modo che il bambino possa svegliarsi più facilmente per poppare. E’ stato anche dimostrato che la pratica del contatto pelle a pelle aiuta ad aumentare la produzione di latte ed agevola il bonding, particolarmente importante per queste famiglie.

Come allattare? Le posizioni più utili per i bambini con Sindrome di Down

Un’adeguata posizione ed un giusto sostegno favoriscono la buona riuscita dell’allattamento ed aiutano il bambino ad utilizzare al meglio le sue energie, indirizzandole verso una buona crescita.

La posizione più idonea per allattare un bambino con Sindrome di Down è la posizione a incrocio, che facilita “l’attacco asimmetrico” (la bocca del bambino afferra più l’areola inferiore che la superiore). Questa posizione consente un più efficace svuotamento della mammella e facilita l’assunzione del latte.

La “posizione a incrocio” prevede che il bambino sia posizionato “pancia a pancia” con la mamma. Quest’ultima dovrebbe porre un cuscino sul grembo per appoggiare i propri gomiti (per non risentire del peso del bambino sulle braccia) e per sostenere il bambino, sollevandolo a livello del capezzolo.

Se la mamma si prepara ad allattare al seno destro, la sua mano destra può sostenere il seno formando con la sua mano una “U”. Il bambino viene sorretto con il braccio sinistro della mamma lungo il suo corpo, mentre la mano sinistra viene posizionata sulle sue spalle. Con le dita la mamma sorregge il collo del bambino, il pollice e l’indice possono invece essere poggiati dietro ciascun orecchio.

 

Può essere di aiuto alla madre provare la “presa Dancer” perché le permette di sostenere contemporaneamente il proprio seno e il mento e la mandibola del bambino durante la poppata. Si esegue tenendo la mammella a coppa nel palmo della mano (sostenendo il seno da sotto), con 3°,4° e 5° dito che si avvolgono verso la parte laterale della mammella per sostenerla, permettendo, allo stesso tempo, al mento del bambino di appoggiarsi sullo spazio interdigitale tra pollice ed indice. Quindi pollice ed indice possono esercitare una delicata pressione sul muscolo massetere, in modo da stabilizzare la mandibola. 

Inoltre, tirare la mandibola leggermente più avanti può permettere al neonato di “aggrapparsi” meglio al seno e di formare un sigillo ermetico. L’altra mano rimane libera e può essere usata per sostenere il collo e le spalle del bambino.(protocollo clinico  ABM n 16)

Come attaccare al seno il bambino? Ecco un elenco di consigli utili!

  • Prima di attaccarsi, il naso del bambino deve trovarsi di fronte al capezzolo materno
  • L’apertura della bocca del bambino va stimolata muovendo il seno in modo che il capezzolo sfiori le sue labbra. La risposta migliore è quella di far spalancare la bocca, come in uno sbadiglio. A questo punto il bambino va portato velocemente verso il seno;
  • La testa del lattante deve essere inclinata lievemente indietro ed il suo mento toccare per primo il seno e rimanervi ben aderente;
  • Il bambino deve avere in bocca più areola inferiore che superiore;
  • Un bambino ben attaccato ha quindi le labbra rivolte verso l’esterno, ha in bocca la maggior parte dell’areola e la lingua è collocata tra l’areola e le gengive.

Qualora il piccolo con Sindrome di Down presenti delle difficoltà di suzione è possibile essere guidati da un professionista (logopedista) per avviare delle stimolazioni piacevoli e poco invasive.

A tal proposito si descrive un esercizio che potrebbe aiutare il bambino in una più corretta postura linguale: posizionare un dito, con l’unghia rivolta verso il basso, tra la lingua e il palato del bambino. Ruotare il dito cosicché l’unghia sia rivolta verso il palato. È fondamentale ripetere questo esercizio varie volte così da stimolare il riflesso di suzione.

Per varie motivazioni (prematurità, complicazioni perinatali), alcuni bambini potrebbero non essere allattati al seno e utilizzare il biberon. Il piccolo che si alimenta al biberon in età da seno (0-6 mesi) non presenta un attacco sigillato a livello orale e può capitare che perda parte del latte dalle commissure laterali della bocca; questo fenomeno appare maggiormente marcato nei bambini con Sindrome di Down a causa dell’ipotono che li caratterizza.

Durante la suzio-deglutizione capita che con il latte venga deglutita un’importante quantità di aria che, durante la poppata, può creare disagi al bambino. In commercio ci sono una serie di biberon con strategie anti-colica e limitata entrata di aria che possono essere utili a diminuire la quantità d’aria.

Nel regolare lo sviluppo delle abilità di alimentazione giocano un ruolo importante anche i flussi dei fluidi (ad 1 foro, a 3 fori, a taglio, a stella) attraverso i fori delle tettarelle; infatti dalla scelta di quest’ultime dipende la quantità di latte o formula somministrato, che corrisponde alla capacità di gestione del neonato, al fine di non farlo affaticare troppo e completare la poppata.

La tettarella deve avere una forma quanto più fisiologica possibile. Per i bambini con sindrome di Down è consigliabile l’utilizzo del biberon a base larga per evitare scoli ed aiutare l’attacco.

Non poter allattare non deve scoraggiare le neo mamme, la poppata è comunque un momento di relazione scambio e comunicazione tra mamma e bambino e con l’utilizzo del biberon può essere maggiormente coinvolto anche il papà.

E’ possibile con l’aiuto di un esperto scegliere l’ausilio adatto, dal biberon a dispositivi per l’estrazione del latte, ciò che è sempre di primaria importanza è sostenere la nuova diade in ogni scelta informata effettuata.

L’aiuto concreto di BGenetica

BGenetica promuove l’allattamento al seno dei bambini con sindrome di Down. Se hai delle domande specifiche da porre o se hai bisogno di supporto per l’allattamento del tuo bambino con SD scrivici (info@bgenetica.it) e ti metteremo in contatto gratuitamente con le nostre esperte che ti guideranno e consiglieranno.

A cura di Roberta Mirone Logopedista-Deglutologa, Coordinatrice Centro Epsilon (www.centroepsilon.it)  e di Sara Maugeri Logopedista-Audiometrista

Bibliografia

  1. https://www.ospedalebambinogesu.it/allattamento-al-seno-del-bambino-con-la-sindrome-di-down- Protocollo clinico ABM n 16
  2. Rudolph CD, Rudolph AM, Hostetter MK, et al., eds. (2003). Rudolph’s Pediatrics. 21st ed. McGraw-Hill, New York.
  3. Aumonier ME, Cunningham CC. Breast feeding in infants with Down’s syndrome. Child Care Health Dev 1983;9:247–255.
  4. American Academy of Pediatrics. Section on Breastfeeding. Breastfeeding and the Use of Human Milk. Pediatrics 2005;115:496–506.
  5. Labbok M, Hendershot G. Does breastfeeding protect against malocclusion? An analysis of the 1981 child health supplement to the national health interview survey. Am J Prev Med 1987;3:227–232.